lunedì 28 aprile 2008

A me mi piace assai l’orologio: toglietemi tutto ma… datemi un automatico.

Gli orologi, ovvero macchine che misurano il trascorrere del tempo, esse sono per definizione totalmente meccanici e privi di batteria. Un orologio per appunto meccanico, a carica manuale o a carica automatica, è una macchina estremamente complicata, è un sunto di tradizione, ingegneria ma anche gioielleria ed eleganza. Chiunque abbia visto il movimento della lancetta dei secondi di un orologio automatico ha potuto constatare, come questo sia elegante, meravigliosamente fluido e come esso sia riconducibile al movimento degli astri terrestri, da cui deriva per l’appunto. Il movimento di un orologio al quarzo, invece avviene di scatto, in maniera poco fluida, esso tradisce un certo nervosismo, proprio il nervosismo tipico degli anni in cui è nato (anni ’70). Quest’ultima caratteristica è una cosa che mi piace e mi sorprende in un orologio, questo è elegante nel movimento, il suo funzionamento è totalmente naturalista, sa di antico, di un tempo che non c’è più, quando gli uomini desideravano essere gentil, le donne erano madame, e valori come il rispetto dell’altro, della famiglia, dell’infanzia, dei popoli erano in auge.

Un orologio al quarzo, invece è frutto di energia elettrica in una bobina, che induce oscillazioni in un quarzo, da questa oscillazioni e da semplici considerazioni matematiche e circuiti informatici ne escono fuori modernissimi accessori, in grado di misurare secondi, multipli e sottomultipli, giorni anni, ma anche temperature umidità e quant’altro un termometro e un po’ di programmazione spicciola possa indicare. Ritengo che essi siano utili, magari anche precisi, ma il loro movimento è del tutto anonimo, privo di originalità, freddo.

Un orologio automatico, invece si muove in simbiosi con chi lo porta, rispecchia in qualche modo il suo proprietario, se egli è una persona dinamica, la sua “reserve” sarà costantemente al massimo, invece se la vita che si ha è di tipo sedentaria allora l’orologio avrà poca carica automatica. Come un cane fedele, esso si muove perché il suo proprietario si muove, se questo si ferma anch’esso lo farà. Le complicazioni di un orologio meccanico sono frutto di alta ingegneria, infatti il calcolo matematico alla base è identico a quello di un orologio a batteria, ma la sua realizzazione è frutto di un grande sforzo intellettuale, l’uomo attraverso la costruzione degli orologi cerca di piegare la fisica ai suoi voleri, e affronta problemi di fisica, quali l’attrito, l’energia potenziale ma anche la precisione degli strumenti di misurazione. Il Patek Philipe calibro ’89 è stato costruito in 9 anni e ha ben 33 complicazioni (ovvero funzioni speciali), 18.000 alternanze l’ora, 1728 componenti, esso è totalmente meccanico, è un opera d’arte e d’ingegneria, meriterebbe di stare in un museo e no di essere chiamato, come tanti altri, semplicemente orologio.

Ecco cosa mi piace di un orologio, il suo essere complicato, elegante, ingegnoso ma anche unico e frutto di tradizione ed esperienza.Ne posseggo solo due e ne vorrei avere tanti di più, ma mi accontento di godermi quelli che ho e sognare di averne di più complicati e pregiati.

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