sabato 27 ottobre 2012

On going


Quando il 10 marzo 2010, immerso in una delle più grandi tempeste di sabbia di sempre, salutai Khurais e l'Arabia Saudita promisi a me stesso di non tornare mai più nel regno, troppo duro mi dissi, troppo pesante l'aria, ma ogni volta che ripetevo quella promessa a me stesso un filo di amarezza mi assaliva. Il promettere qualcosa di totale, di universale o di perpetuo è sempre un fardello e quasi mi dispiaceva, ogni volta che ripetevo la mia promessa mi precludevo la possibilità di rivedere il deserto, quello vero, le mandrie di cammelli, quell'aria certo pesante ma che solo una teocrazia come "il regno" può farti provare, e poi la sfida, precludersi la possibilità di ripetere una sfida ha un prezzo elevato. Ma fino a 4 mesi fa il prezzo della mia promessa ero ben felice di pagarlo. Poi una chiamata, una serie di proposte, una debole trattativa, alcune promesse puntualmente disattese, 2 mesi di vacanza, 10 giorni nel mare del nord tra Norvegia e Danimarca, 3 settimane di lavoro nella città capitolina e adesso sono qui, alle 20.05 ora locale, all'aeroporto internazionale di Istanbul, ed aspetto un aereo che mi farà infrangere quella promessa. Sono passati 31 mesi 13 giorni e circa 8h da quella promessa, il volo per Dammam mi porterà nel regno, mi rimetterà di fronte ad una vecchia sfida vinta, con questo spirito e con l'imperdibile voglia di scommettermi ri-affronto l'avventura. Fiducioso più di prima che da ogni esperienza di vita possa nascere qualcosa di buono aspetto il volo seduto in attesa che il gate apra. 


Istanbul, 23/10/2012 ore 20.15

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