mercoledì 12 novembre 2008

...Limbo...


Limbo! Sto vivendo un limbo, non si sa ancora quando partirò, se partirò direttamente da casa o dovrò salutare i miei al telefono, se sarò avvertito il giorno prima o mi sarà concesso un po’ di tempo. Sembra quasi che la richiesta di lavoro non sia più impellente… tutto ciò è colpa della burocrazia e dei vari protocolli, ma mi produce uno stato d’animo oscillante tra l’euforia pre-avventura e l’ansia per l’ignoto. Sono in Italia, ma la mia testa è già tra le dune di sabbia del deserto, mi arrovello per cercare di capire come sarà questo viaggio per capire come ci si sente a stare più lontano che mai dagli affetti e per più tempo che mai; poi mi dico di smetterla di godermi l’attimo che sto vivendo, l’opportunità di lavoro, ma anche i momenti di relax che mi capitano, insomma mi invito a godermi il presente.

In questo stato d’animo dantesco un altro pensiero mi ha preso, un rimprovero per l’esattezza, da quando sono stato assunto a lavoro ho smesso di lottare, no a sperare di migliorarmi, ma da circa un anno e mezzo non lotto più, ho dimenticato cosa significa soffrire, cosa vuol dire sudarsi le cose, insomma difendere con i denti ogni sogno. La mia dimenticanza ha fatto sì che di fronte ad un nuovo gradino perdessi la bussola mi sentissi disorientato, ma poi la mente si sforza il pensiero prende il sopravvento e allora sì che si apprezza l’avventura, si ricordano sacrifici passati altrettanto onerosi e si sceglie, si sceglie di lottare per se stessi per la propria famiglia per il proprio amore. Chi sceglie dunque di lottare non può che prepararsi, studiare le mosse, potenziare i propri punti deboli, informarsi sul proprio avversario e poi tenere alta lo stato di allerta fino alla scarica di adrenalina finale. Ma proprio questo limbo mi prolunga l'attesa mi deconcentra e snerva... Speriamo finisca presto, mi ripeto: prima si parte, prima si torna.

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